DISTRETTO DI ECONOMIA SOLIDALE RURALE - Parco Agricolo Sud Milano
Dopo la coltivazione del miscuglio di 11 Grani Antichi, che ormai sono una popolazione consolidata (pratica iniziata con la semina del 2012) gli agricoltori si cimentano con miscugli di riso selezionati da loro tra i risi dismessi dalla coltivazione industriale.
Ecco qui, spiegato dalla nostra agronoma DANIELA PONZINI (AIAB Lombardia – Rete Semi Rurali), il significato di questo nuovo esperimento di selezione partecipata di popolazioni evolutive.
Ci fa molto piacere che a parteciparvi sia un nostro socio, Marco Cuneo, già produttore del “Buon Riso dei Parchi”, disponibile a nuove avventure.
“Il riso è una coltura molto affascinante, in primis perché il risotto fa parte del nostro patrimonio gastronomico-culturale e in secondo luogo perché le risaie sono un sistema agroecologico molto complesso e delicato.
Tutti noi conosciamo varietà celebri come il Carnaroli, l’Arborio, il Vialone Nano. Ma ce ne sono molte altre che fanno parte della nostra tradizione (ad esempio il Maratelli, il Bertone, il Dellarole). Queste sono state scartate perché non adatte all’agricoltura intensiva, poco produttive e di difficile gestione. Pensiamo però che siano una risorsa importante per l’agricoltura biologica e sostenibile. Le varietà moderne sono pensate per l’agricoltura convenzionale. Danno buoni risultati se concimate e diserbate ripetutamente. Per non parlare delle varietà provisia e clearfield che, grazie alle nuove biotecnologie, sono resistenti ad alcuni erbicidi e sono vendute quindi col pacchetto completo (semente + diserbo).
Questa direzione intrapresa dal miglioramento genetico non ci interessa. Manca la ricerca per selezionare varietà adatte ad un sistema di coltivazione rispettoso dell’ambiente, che siano produttive ma anche buone e salutari. Quindi perché non portare in campo la selezione partecipata e fare in modo che gli stessi agricoltori possano scegliersi la varietà più adatta alla loro azienda e alla loro tecnica di coltivazione?
Rete Semi Rurali, con progetto Riso Resiliente finanziato da Fondazione Cariplo, ha chiesto nel 2017 alla Banca del Seme di Vercelli di poter avere delle vecchie varietà italiane da poter riportare in campo. Ci sono stati consegnati 10 grammi di 17 varietà, alcune più interessanti di altre. Abbiamo moltiplicato queste piccole quantità e nel 2018, con l’aiuto del professor Ceccarelli, abbiamo allestito 4 campi sperimentali presso l’azienda agricola Terre di Lomellina di Rosalia Caimoduc a Candia Lomellina, Cascine Orsine a Bereguardo, azienda agricola Una Garlanda a Rovasenda e azienda agricola Marco Cuneo ad Abbiategrasso. Abbiamo studiato queste varietà confrontando le caratteristiche delle piante, la suscettibilità alle malattie, la capacità di contrastare le infestanti, la precocità di maturazione e la produttività. Abbiamo poi chiesto agli agricoltori di valutare le parcelle assegnando 1 alla varietà secondo loro più scadente e 5 alla varietà migliore.
E’ risaputo che ottenere materiale dalle banche del germoplasma qui in Italia è cosa molto complicata. Per questo motivo ci siamo rivolti alla Banca dell’IRRI (International Rice Research Institute), nelle Filippine, che ci ha inviato 216 varietà italiane della tradizione contadina. Nel 2019 è stato allestito un campo catalogo presso l’azienda agricola Una Garlanda dove era possibile toccare con mano l’importanza della biodiversità agricola. Anche queste varietà sono state valutate dagli agricoltori.
Ma c’è di più. E se provassimo a mescolare le varietà di riso? Certo, non funziona come per il frumento, perché le varietà di riso hanno tempi di cottura diversi e caratteristiche differenti. Ma perché non provare? Abbiamo preso le varietà che avevano ottenuto i punteggi migliori dagli agricoltori e le abbiamo divise in due categorie merceologiche: lungo A e Medio. Quindi abbiamo creato due miscele.
In campo hanno dato buoni risultati dal punto di vista agronomico e, dopo la raccolta, abbiamo provato a sbramare un piccolo campione per verificare che fossero lavorabili. Ora non resta che assaggiarle!”