Posted on Novembre 16, 2023 by info desr
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Convegno “Per un Agricoltura sostenibile nel Parco Agricolo Sud Milano”
Comune di Rosate e Comunità del Cibo – 12 novembre 2023
Luciana Maroni – Coordinatrice Fil. Grano DESR
La pratica colturale degli 11 grani nel PASM, generatori di biodiversità
La scelta di coltivare grano da panificazione, nel 2010, proviene da un percorso partecipativo che
coinvolge agricoltrici/tori, panificatori e consumatori, quando si forma un embrione di Filiera del
Grano. I GAS soci del DESR richiedevano un pane sano e buono ed abbiamo quindi coinvolto nella
produzione gli agricoltori allora aderenti e ricercato panificatori disponibili.
Avevamo tra i nostri obiettivi la difesa del territorio del PASM, ancora oggi sotto attacco. Ed i nostri 11
grani di taglia alta, sono divenuti l’emblema della difesa del territorio.
La nostra pratica messa in campo, proviene da un “ragionamento” relativo a cosa, come, dove
produrre in quanto PRATICA di SOVRANITA’ ALIMENTARE, che ci ha portato a scegliere di aderire alla
sperimentazione colturale 11 grani della tradizione contadina italiana, propostaci da Daniela Ponzini,
la nostra Agronoma.
La selezione di questi grani messi in campo da noi con la semina del 2012, è stata prodotta dal Prof.
Giovanni Dinelli della Facoltà di Agraria di Bologna con l’obiettivo, cito “non solo agronomico (grani
che si possano adattare alla coltivazione in BIO) ma anche caratterizzato da un basso profilo pro-
infiammatorio ed un elevato potere anti-infiammatorio” legato, quindi, alla SOSTENIBILITA’ dal
CAMPO alla TAVOLA.
Gli 11 grani sono quelli della tradizione contadina che venivano coltivati prima della 2° guerra
mondiale, cioè prima della rivoluzione verde che ha introdotto uniformità, monocolture e chimica.
Nel percorso di coltivazione e consumo, anno, dopo anno abbiamo imparato che:
- L’industrializzazione del lavoro agricolo ha prodotto e produce uniformità (pochissime varietà si
devono adattare a tutto il mondo: dal Manzanarre al Reno), ha prodotto monocolture
climalteranti; ha selezionato nel chiuso dei laboratori grani ad alta forza (WW) ed alta resa per
piegare i prodotti della terra all’uso delle macchine agricole, trasformatrici, riducendo
BIODIVERSITA’; ha legato gli agricoltori alle aziende sementiere che propongono tutta la chimica
applicata a questa modalità di coltivazione intensiva.
- Le ricerche sperimentali hanno sottoposto i grani a trattamenti irradianti che hanno abbassato la
taglia (fino a 20/30 cm) con l’intento di evitarne l’allettamento; la terra viene usata come
piattaforma e questo grano ha bisogno dei prodotti chimici da combustibili fossili per potersi
sviluppare. In generale l’agricoltura convenzionale è una grande consumatrice di prodotti chimici
derivanti dal petrolio (diserbanti, concimi, insetticidi), che inquinano falde acquifere ed
inaridiscono la terra. Questa agricoltura è tra i responsabili dei cambiamenti climatici, della
riduzione di fertilità della terra, dell’inquinamento di suolo, aria (sono volatili) ad acqua.
- Questi grani hanno prodotto nel tempo intolleranze (se va bene).
Abbiamo imparato che la nostra pratica partecipativa, in alternativa ha
- Ridato agli agricoltori professionalità, lo stesso riguarda i panificatori e coscienza critica ai
consumatori, tutti attori coinvolti nella nostra Filiera del Grano.
- Questa pratica si chiama MIGLIORAMENTO GENETICO EVOLUTIVO PARTECIPATIVO, perché ha
ridato nelle mani degli agricoltori/trici, la ricerca che si faceva e si fa nel chiuso delle università e
dei laboratori delle aziende sementiere.
- Ora il miscuglio iniziale è divenuto una POPOLAZIONE in continua EVOLUZIONE che RIGENERA LA
TERRA (i nostri grani vano in profondità a cercare i nutrienti) arricchendola di BIODIVERSITA’
Occorre quindi pensare ad una agricoltura ambientalmente sostenibile, ma anche a coinvolgere i
cittadini abituati a trovate tutto il cibo sugli scaffali dei supermercati per creare nuova coscienza
critica.
Noi abbiamo
- contrapposto alla CONCORRENZIALITA’ del sistema economico mercificato, la COOPERAZIONE, la
co-decisione alla proprietà privata;
- mettiamo in discussione i prezzi di mercato stabiliti dai borsini del grano e dalla finanziarizzazione
dei prodotti agricoli (che non contengono i reali costi agricoli) concordando ogni anno il prezzo
delle nostre farine e del nostro pane, rispettoso dei costi di produzione. Ed il nostro pane biologico
costa solo 5.50 € al Kg.
Riporto ancora dei concetti importanti espressi e praticati dal Prof. Dinelli che ci dice che le piante
nane non competono con le infestanti e quindi richiedono gli ERBICIDI. Mentre in BIO si usa la
fertilità naturale del terreno e quindi vanno bene piante a taglia alta (130/140 cm) che al contrario
competono con le infestanti ed esplorano in profondità la terra per trovare i nutrienti senza ricorrere
alla concimazione. La nostra pratica BIO prevede le ROTAZIONI e non richiede acqua.
Poi i grani cosiddetti antichi, dal punto di vista nutrizionale hanno più minerali (15-20% in più dei
moderni) e sostanze antiossidanti (polifenoli) importanti per la prevenzione dei tumori.
Non abbiamo il tempo di parlare del nostro PANE che viene prodotto con pasta madre e lunghe
lievitazioni.
Vi posso solo dire che i pani prodotti con farine raffinate non nutrono, ma fanno solo ingrassare.
Ritornando alla coltivazione in campo, i miscugli si adattano alla terra in cui vengono seminati e si
creano incroci spontanei. Dopo 11 anni i nostri grani sono una POPOLAZIONE EVOLUTIVA.
Autoriproducendo il seme gli agricoltori/trici si sganciano dalle aziende sementiere e non hanno
bisogno della chimica.
Dall’esperienza svolta in campo tutti assieme (agricoltori/trasformatori/consumatori) abbiamo
stabilito un PROTOCOLLO di coltivazione.
Il Comitato Tecnico è impegnato nella gestione della Filiera dal Campo alla Tavola ed è rappresentativo
degli agricoltori, dei panificatori e dei consumatori.
Pertanto, riteniamo che
SOSTENIBILITA’ è uguale a mantenere la sostanza organica, la fertilità della terra e la BIODIVERSITA’;
SOSTENIBILITA’ equivale di pari passo, COLTIVARE SALUTE per il pianeta e noi umani.