Aggiornamenti dal Comitato promotore della proposta di legge regionale sull’economia sociale e solidale

Nel 2018 numerose realtà della società civile lombarda hanno avviato il percorso per la stesura di una proposta di legge regionale di iniziativa popolare a tutela dell’economia sociale e solidale in Lombardia. Da quell’impegno è scaturito il testo di legge sul quale sono state raccolte, tra marzo e agosto del 2019, più di 9.000 firme, depositate in Regione il 2 settembre dello stesso anno. Si è trattato di un risultato importante, non solo perché è andato ben oltre il numero di sottoscrizioni necessarie a presentare la proposta, ma anche perché ha reso evidente un consenso largo e trasversale verso i contenuti della legge. Vogliamo ricordare che tra gli animatori di questa iniziativa è stato fondamentale il compianto Claudio Bonfanti, già assessore e presidente del consiglio regionale, commemorato dal Consiglio Regionale lo scorso 8 settembre.

Il percorso
Il 17 dicembre del 2019 i promotori della legge (Cittadinanza Sostenibile, Res Lombardia, Forum del terzo settore, Biodistretto per l’agricoltura sociale) hanno inviato una lettera ai capigruppo consigliari per avviare il confronto nelle sedi istituzionali previste. La nostra proposta è ora denominata “PDL 90” – numero fascicolo 2018/XI.2.2.2.90 – “Norme per la valorizzazione, la promozione e il sostegno dell’economia sociale e solidale”, ed è stata affidata alla IV Commissione permanente – Attività produttive, istruzione, formazione e occupazione e alla I Commissione
permanente – Programmazione e bilancio. Durante gli ultimi mesi il dramma della pandemia e il lock down hanno reso di fatto impossibile mantenere una relazione costante tra i promotori e il Consiglio, utile sia per approfondire le proposte sia per dare evidenza ai sottoscrittori di eventuali
passi in avanti.
Eppure, proprio il periodo che abbiamo alle spalle, ha messo più che mai in evidenza la necessità di un nuovo modello di sviluppo sostenibile e solidale.
Le molteplici crisi che si sono susseguite negli ultimi dieci anni hanno generato mutazioni traumatiche, e attraversato in profondità i sistemi territoriali: la crescente disoccupazione, l’insicurezza sociale, la polarizzazione estrema dei redditi delle famiglie, hanno deteriorato le relazioni economiche, sociali e culturali. Queste crisi, se da un lato hanno portato sotto gli occhi di tutti i rischi insiti in un’economia iperfinanziarizzata e indifferente ai valori diversi dal profitto,
dall’altra hanno messo in luce la resilienza e le potenzialità di alcuni modelli alternativi di produzione, distribuzione, consumo e risparmio basati, anziché sul profitto o sul solo profitto, su modalità di produzione e distribuzione ambientalmente e socialmente sostenibili, che hanno dato
visibilità ai produttori, hanno messo la solidarietà al centro dei processi economici, hanno restituito centralità alla persona e alla partecipazione sociale in stretta relazione con il territorio.


La legislazione in materia ad oggi
Il legislatore (nazionale e regionale) ha dato riconoscimento ad alcuni profili di questo modello di economia, ad esempio da un lato dando riconoscimento giuridico a modelli di economia solidale praticati da soggetti che fanno economia subordinando quasi totalmente il loro agire economico alla dimensione etico-valoriale come i Gruppi di Acquisto Solidale (che hanno trovato un riconoscimento istituzionale con la Legge finanziaria 244/2007 o come è avvenuto con la legge della Regione Lombardia sul commercio equo e solidale (L.r. 30 aprile 2015, n. 9 “Riconoscimento e sostegno delle organizzazioni di commercio equo e solidale”), nella quale l’attività commerciale, a vocazione internazionale, è volta a garantire al produttore e ai suoi dipendenti il pagamento di un
prezzo giusto, oltre che a tutelare il territorio di produzione e valorizzare l’attività lavorativa delle persone coinvolte nella produzione, caratterizzata dalla vendita direttamente al cliente finale dei prodotti, eliminando passaggi intermedi, che si rivelano sovente a detrimento del produttore e dei lavoratori. O ancora – su altro versante – riconoscendo e incentivando modelli imprenditoriali non orientati al profitto, come è avvenuto con la nuova disciplina dell’Impresa sociale – oggi ricompresa nel novero degli enti del terzo settore- dettata dal combinato disposto dei d.lgs 112 e 117 del 2017: un’ impresa che opera in settori ritenuti di interesse generale (elencati dal legislatore) e che è tenuta a prevedere forme di partecipazione dei lavoratori e meccanismi di ascolto e coinvolgimento degli interlocutori esterni. Citiamo infine la Legge Regionale n. 36 del 2015 che, partendo dal
riconoscimento costituzionale della funzione sociale della cooperazione non a fini di lucro, promuove il suo peculiare contributo all’interno del sistema imprenditoriale lombardo.
Tutti questi esempi che abbiamo citato lambiscono o si intersecano con i contenuti della presente proposta di legge, ma non rispondono all’esigenza di normare l’economia sociale e solidale mediante un provvedimento legislativo ad hoc. Proprio per questo i sottoscrittori della proposta di
legge hanno ritenuto importante provare a colmare questo vuoto legislativo, anche per costruire una nuova alleanza tra istituzioni e società civile.
Per questo nei giorni scorsi, abbiamo scritto a Regione Lombardia, in particolare ai consiglieri regionali, all’ufficio di presidenza e ai presidenti delle commissioni competenti, per riportare l’attenzione sulla nostra proposta di legge e chiedere loro di fare un passo in avanti nella discussione e nell’iter istituzionale.
Chiediamo anche a tutti voi, su ciascun territorio, di fare il possibile per sollecitare i rappresentanti regionali con gli strumenti e le iniziative che riterrete più opportune.


La proposta di legge in sintesi
Riteniamo che quella proposta, trasformata in legge, possa costituire un piccolo ma importante passo verso la giusta direzione: incrementare la sostenibilità sociale ed ecologica dei sistemi economico – produttivi, generare democrazia economica, tutelare i valori dell’impresa cooperativa,
promuovere l’agricoltura sociale, promuovere i beni comuni partendo dalle pratiche concrete e dalle esperienze già in essere, offrire un riconoscimento giuridico all’intero movimento dell’economia sociale e solidale, creare spazi di confronto e progettazione per le varie componenti dell’E.S.S e offrire ad essa ulteriori opportunità di crescita nella nostra regione.
La proposta prevede il riconoscimento da parte della Regione dei soggetti operanti nell’E.S.S. e la promozione di interventi volti a sostenere lo sviluppo del modello di economia solidale e sociale; l’istituzione di un forum regionale dell’economia sociale e solidale con il compito di elaborare pareri e proposte, organizzare attività di divulgazione e sensibilizzazione e fornire dati per le strategie di sviluppo; l’istituzione di un comitato scientifico dell’economia sociale e solidale, per svolgere ricerche e indagini di settore su richiesta del forum; la creazione di distretti territoriali per favorire l’incontro tra le istanze della società civile e ciò che l’E.S.S. offre in termini di beni e servizi per la collettività nel rapporto con gli enti locali; l’organizzazione di iniziative sui territori per promuovere l’E.S.S. con le scuole e favorire l’emergere di un mercato del lavoro che indirizzi studenti e studentesse verso lavori o iniziative di auto imprenditorialità.

I promotori:
Biodistretto per l’agricoltura sociale
Res Lombardia
Forum del Terzo Settore
Cittadinanza Sostenibile

info@economiasocialesolidalelombardia.it