DISTRETTO DI ECONOMIA SOLIDALE RURALE - Parco Agricolo Sud Milano
Dopo il fermo invernale delle colture, a metà febbraio è ripartita la stagione delle consegne di verdure. Il gruppo organizzazione e il gruppo colture sono ripartiti assegnando a ciascun socio una cassetta ricolma di verdure da cuocere e da mangiare crude. Inoltre, in ciascuna cassetta erano presenti uova o passata di pomodoro per raggiungere il peso previsto nell’accordo di programma.
Rimangono fermi i nostri obiettivi sociali, ecologici, di produzione e di sana alimentazione. Mai come in questo momento, occuparsi di sovranità alimentare risulta una pratica coerente con la storia dei gruppi che si interrogano sul cibo che consumano.
Si legge, infatti che “la sovranità alimentare riconduce le questioni della sicurezza alimentare e del diritto al cibo ad un processo di ri-territorializzazione, che implica il riconoscimento sostanziale dei diritti locali, indigeni e comunitari, al controllo delle risorse (terra, semi, acqua, credito, mercati, saperi) per la produzione di cibo e alla definizione delle proprie scelte alimentari.
Nella fase attuale, l’ontologia emergente dalla sovranità alimentare, fondata sulla rivalutazione dell’agricoltura, della ruralità e del cibo come essenziali per la sostenibilità sociale ed ecologica, assume una particolare rilevanza. Ciò non solo nelle rivendicazioni di “autonomia contadina” e di autodeterminazione dei processi di sviluppo espresse dai movimenti del Sud del mondo, ma anche a fronte delle emergenze – alimentari, climatiche, ambientali, sociali ed economiche – oramai estese a livello globale, che risultano strettamente interconnesse, e non confinate, al mondo agricolo o rurale.”(https://agriregionieuropa.univpm.it/it/content/article/31/22/sovranita-alimentare-la-proposta-alternativa-della-campesina)
Nel frattempo siamo diventati oggetto di studio! Una ricercatrice di Lione, scoperta su fb la nostra pagina AMAP, si è affrettata ad intervistare alcuni di noi per capire quali fossero le differenze tra le organizzazioni francesi e quella italiane.
Sostanzialmente, le differenze si basano sul rapporto esistente tra i produttori ed i consumatori: nel caso francese, i contadini ci tengono a tenere separati i ruoli, ovvero, chi va in campo non è anche chi consuma e questo, per la nostra esperienza, non è mai stato preso in considerazione. Nel nostro caso, infatti, esiste un forte coinvolgimento della componente associativa, nelle decisioni colturali, con quella che sta in campo. Infatti, il concetto di comunità è fondamentale per la nostra iniziativa e la condivisione delle decisioni sono il punto centrale del nostro agire.
Ci unisce, per contro, l’obiettivo del sostegno alla piccola agricoltura, alla prossimità dei campi con l’abitato, all’ecologia, alla lotta allo spreco alimentare, all’ambiente ed alla sana alimentazione.
Anche sui costi dei prodotti, la differenza tra la nostra esperienza e quella francese risiede nella definizione dei costi che in un caso ricadono unicamente sulla parte produttrice mentre nel nostro caso è frutto di un accurato confronto tra le parti necessario per capire il giusto prezzo che comprende anche la logistica e l’organizzazione.
Il lavoro volontario dei soci è un’altra caratteristica che ci contraddistingue. I gruppi costituiti, Organizzazione, Colture e Comunicazione sono composti da soci che prestano il loro tempo per la riuscita del progetto. Alcuni soci, inoltre, si recano sul campo per dare una mano per la raccolta settimanale oltre alle pratiche manuali di estrazione delle piantine infestanti.
Insomma, si riparte. Da martedì 16 febbraio, in anticipo rispetto al ruolino di marcia stabilito in assemblea, i soci stanno ricevendo le cassette con all’interno insalate, coltivate nei tunnel e quindi resistenti al freddo, e verdure da consumare cotte: spinaci, rucola, claytonia, cavolo riccio, valeriana e per integrare le quantità, uova e passata di pomodoro.
Malgrado il 2020 abbia riservato un anno difficile per tutti, la Natura e quindi il campo ha comunque dato i suoi frutti. Anche nei periodi di lockdown più duri la macchina organizzativa non si è mai fermata e i lavoratori in campo hanno inviato settimanalmente le cassette ricolmi di frutti della terra.
L’AMAP Madre Terra, poi, ha dato il suo contribuito alla formazione di un programma solidale per sostenere le famiglie in difficoltà del quartiere di Baggio (MI). Attraverso la produzione delle verdure del campo, si è arrivati a distribuire fino a 30 cassette settimanali oltre il fabbisogno delle famiglie iscritte all’AMAP.
In conclusione, inseriamo il link al volantino per eventuale divulgazione degli scopi del progetto e il patto d’accordo dei sostenitori.